Una mostra sui generis, realizzata in parte nel chiuso di una galleria, in parte in uno spazio verde che circonda la galleria stessa. Una collocazione open air, questa, che sottolinea l'apertura dell'opera della Winkler verso l'esterno, inteso come metafora di immersività ed interattività, e pensato come segno di dialogo ed accoglienza.
Non è un caso, per l'appunto, che i visitatori vengano subito accolti dalla calda ma elegante ospitalità di Shellina che li introduce alle meraviglie del suo giardino, parte integrante della galleria e - ne sono certo - di se stessa, un giardino ricco di sorprese per chi non la conosce, e di conferme per chi già ha avuto modo di apprezzarne l'opera.
All'interno della galleria, che si sviluppa su due piani, è presente una serie di opere che abbracciano tutte le possibilità dell'arte virtuale, che tanto virtuale non è, se riesce a "bucare lo schermo" come le sculture di Shellina o ad imbrattarci le dita di emozioni colorate come i suoi quadri mentre digitiamo il percorso. L'interattività caratterizza molte rappresentazioni; altre stimolano l'intelligenza e solleticano la curiosità, equilibrate nella loro esuberanza e misurate nella loro capacità di stupire; altre ancora nascondono dietro un acume compositivo mai fine a se stesso la volontà di capire e farsi capire senza chiedere troppo e senza la pretesa di racchiudere la verità. E' tutto un gioco ad incastri intellettuale ma non cervellotico, studiato ma non pedante, profondo ma non serioso, e sempre pervaso dal caldo flusso dell'ispirazione, proveniente dal cuore e mediato dalla mente, senza facili sconti e ruffiani compromessi. Anche qui qualche titolo aiuta a comprendere lo spirito che anima la galleria, concettualmente non molto dissimile da quello che pervade le opere del giardino: Lava Fountain, Spirit in the Immaterial World, Pyramid, Time Machine, Kaleido, Silver Moon, Tornado, solo per citarne alcuni.
Discorso a parte per l'opera "Salomè - or the beheaded truth" (Salomè o la verità decapitata) che attende i visitatori al piano superiore. E' una delle tipiche installazioni della Winkler, pensate e realizzate in grande con i modi e le dimensioni dell'architettura ma con l'ispirazione e l'insostenibile leggerezza della scultura. Si può guardare l'opera dall'esterno ammirandone la struttura che fa pensare ad una sorta di tempio post-moderno, vi si può girare intorno con la circospezione dovuta alla sacralità pagana e vagamente inquietante del luogo, ma l'esperienza da non perdere consiste nell'addentrarsi all'interno, dopo aver impostato l'ambiente su "tramonto" (è un consiglio del vostro cronista). Le sensazioni forti suscitate dalla vista del sangue rossopixelato si stemperano nell'aura di mistero che aleggia tra le colonne (canne d'organo per una marcia funebre? metalliche dita che puntano ad un improbabile cielo? reticoli di un labirinto della psiche e dell'anima?) finché, aggirandosi tra simulacri ed ectoplasmi, e percorrendo spirali che invitano a perdersi nel nulla, appare chiara la metafora di fondo: la verità fa paura non solo da viva, quando può colpire l'impostura e ferire la menzogna, ma anche - e soprattutto - da morta, quando ormai ha ceduto il posto alla disperazione dei giusti e al senso di impotenza di chi credeva di poter decapitare il male.
Pinovit Pinion (Pino Viti)
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